Rifondazione Comunista ricorda le stragi di braccianti nel foggiano
Dopo le stragi di braccianti agricoli avvenute nel foggiano gli scorsi 4 e 6 agosto, il Partito della Rifondazione Comunista - circolo "P. Pace" di Noci ha diffuso un comunicato che di seguito riportiamo.
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COMUNICATO STAMPA
Sabato 4 agosto quattro braccianti agricoli di origine africana hanno perso la vita in un drammatico incidente stradale avvenuto sulla SP 105 tra Ascoli Satriano e Castelluccio dei Sauri, al termine di una lunga giornata di lavoro nei campi in Capitanata. Viaggiavano assieme ad altri braccianti a bordo di un furgone bianco che si è schiantato contro un tir carico di pomodori. Lunedì 6 agosto intorno alle 15:15 sulla Statale 16 tra Lesina e San Severo un furgone sul quale viaggiavano quattordici braccianti agricoli africani si è schiantato contro un camion che trasportava farinacei. Dodici uomini hanno trovato la morte ancora una volta dopo una dura e lunga giornata di lavoro, sotto il sole rovente di questa ennesima sanguinaria stagione di raccolta.
Queste tragedie e il sangue dei lavoratori non possono ridursi a un trafiletto di cronaca estiva. Nessuna fatalità ha ucciso sedici braccianti in tre giorni: questa mattanza giungerà al termine solo debellando la piaga sociale, tutt’altro che sommersa, dello sfruttamento lavorativo e garantendo sicurezza ai braccianti che raggiungono i luoghi di lavoro.
L’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil nel suo quarto rapporto “Agromafie e caporalato” denuncia che “il lavoro non contrattualizzato insieme al caporalato rappresentano un business che, in Italia, vale ben 4,8 miliardi di euro, mentre 1,8 miliardi vengono dall’evasione contributiva.”
Il sistema di trasporto dei braccianti è frequentemente affidato nelle mani dei caporali, mettendo a repentaglio quotidianamente la vita e la sicurezza di migliaia di lavoratori. I braccianti reclutati dal caporale pagano in media 5 euro per raggiungere il luogo di lavoro e per acquistare i beni di prima necessità. In alternativa, ai braccianti non resta che organizzarsi con altrettanto fatiscenti mezzi di fortuna. Sovente i braccianti lavorano a cottimo o a giornata con retribuzione nettamente inferiore a quella sindacale, spesso in condizioni lavorative disumane. I rapporti evidenziano che il salario delle donne è inferiore del 20% circa rispetto ai colleghi.
Il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) dichiara che “i lavoratori stranieri in agricoltura (tra regolari e irregolari) sarebbero 405 mila, di cui il 16,5% ha un rapporto di lavoro informale (67 mila unità) e il 38,7% ha una retribuzione non sindacale (157 mila unità)”. Il 30% dei lavoratori agricoli, inoltre, risulta lavorare meno di 50 giornate all’anno (spesso le giornate lavorative registrate risultano essere meno di quelle effettive) ed è quindi costretto a rinunciare al sussidio di disoccupazione. Riteniamo che sia opportuno liberare la filiera alimentare dalla morsa della grande distribuzione organizzata che strozza ogni anello. I braccianti pagano il conto più salato: costituiscono la parte finale, la più fragile ma indispensabile della filiera. Sfruttamento, marginalità sociale e degrado delle condizioni di lavoro alimentano una profonda e mortifera ingiustizia sociale. Dopo aver favorito la distorsione della percezione della realtà su temi quali immigrazioni e “sicurezza”, il Governo sposti finalmente l’attenzione sulla Sicurezza richiesta a gran voce sia dai lavoratori che esigono rispetto rivendicando dignità, sia dal sangue delle vittime, rosso come i quintali di pomodori riversi sulla SP 105 pochi giorni fa.
Durante il consiglio comunale del 7 agosto, in qualità di rappresentate del gruppo La Sinistra, il consigliere comunale Mariano Lippolis (Segretario del circolo nocese del Partito della Rifondazione Comunista “P. Pace”) ha posto all’attenzione dell’assise cittadina l’inaccettabile strage di braccianti, invitando ad osservare un minuto di silenzio. Lavoratori e organizzazioni sindacali hanno proclamato uno sciopero per l’intera giornata di mercoledì 8 agosto contro un sistema economico che schiavizza i lavoratori in nome del profitto. Nel giorno del sessantaduesimo anniversario della tragedia di Marcinelle in cui persero la vita 262 minatori tra cui 136 italiani, Rifondazione Comunista ha partecipato alla mobilitazione per rivendicare diritti e dignità, gli stessi per cui lottava Soumalia Sacko, ucciso nella piana di Gioia Tauro il 2 giugno.